Valli del Meduna 2040
L’iniziativa nasce quale tentativo di porre rimedio, dal basso, ad una serie di difficoltà presenti in alcune fra le più remote vallate delle Prealpi Carniche pordenonesi. Residenti, amministratori locali, imprenditori, e proprietari di seconde case, hanno preso parte ad una serie di laboratori per co-progettare soluzioni in grado di rigenerare luoghi e comunità.
Il lavoro, anche attraverso la partecipazione ad alcuni bandi regionali e nazionali, ha portato man mano alla definizione di una strategia di lungo periodo, con oltre 30 fra opere pubbliche, servizi ed attività culturali da poter sviluppare sul territorio.
Il territorio
L’alto bacino del fiume Meduna vanta un passato piuttosto particolare e poco noto ai più: polverizzazione abitativa, alta densità demografica, popolazione superiore a quella della città di Pordenone, un proprio tribunale, commerci con Amsterdam.
Oggi, come molte aree interne e montane, ha scarsa popolazione, in calo, e con un’età media sempre più elevata. Assenti industrie e imprese artigianali, scarne le attività agro-silvo-pastorali. Servizi sanitari assenti e trasporto pubblico appena garantito. Dal 2019, a partire da una valutazione di rischio idrogeologico, è stato chiuso il campeggio – il più esteso del Friuli montano, e con circa 20.000 presenze stagionali. Nello stesso anno ha chiuso anche la scuola materna e primaria, costringendo oltre una dozzina di bambini a spostamenti giornalieri di circa 25km.
Le valli, un tempo pascolate e caratterizzate da estesi prati e numerosi corsi d’acqua, sono ora invase dalla vegetazione e in parte ricoperte da tre bacini idroelettrici. Il paesaggio selvatico, in alcuni tratti abbandonato da oltre mezzo secolo, esercita un grande fascino sui forestieri.
Negli ultimi anni, la nascita di un consorzio agro-silvo-pastorale, la riscoperta in chiave turistica delle Pozze Smeraldine, un festival internazionale di musica folk, una ricorrente gara di corsa in montagna così come altre manifestazioni culturali e sportive, sembrano aver dato nuovo impulso alla comunità.
L’arrivo di nuovi, giovani residenti attratti da calma e natura, l’interesse di esperti esterni, e il successo di suddette iniziative, hanno rianimato la discussione nelle valli del Meduna e gettato le basi per un processo di progettazione partecipata.
Il percorso
Il progetto nasce da osservazioni e interazioni continue nel territorio: analisi del contesto locale, ricognizioni, studio delle opere pubbliche previste ed ipotizzate, interviste con diverse tipologie di abitanti e portatori di interesse. Ma anche ricerche su casi studio, tendenze globali e locali.
Sono stati organizzati workshop, incontri con esperti, escursioni: attività che all’interno di una comunità frammentata e spesso scettica, hanno avuto il merito di avvicinare ulteriormente giovanissimi e anziani, locali e forestieri, politici e tecnici, comitati spontanei e associazioni già attive sul territorio.
I primi incontri hanno registrato una media di circa 50 presenze su una popolazione totale di 650 abitanti, permettendo di raccogliere numerosi spunti, e poi testare ipotesi iniziali elaborate con le Amministrazioni locali.
Biodiversità, risorse locali, economia circolare, benessere psicofisico, sanità di prossimità, sport, formazione, lavoro condiviso, decarbonizzazione, e-mobilità, automazione, telelavoro: sono alcune delle tematiche che sono state raccolte all’interno di una serie di visioni del territorio per il 2040.
La strategia è stata fondata su quattro direzioni progettuali: la trasformazione di alcuni edifici pubblici in avamposti sperimentali per servizi, il recupero del patrimonio culturale con creazione di centri studi, la formazione professionale incentrata su nuovi modelli di sviluppo eco-sostenibile, e la centralità delle innovazioni produttive.
In base alle suddette direzioni, e da un confronto con amministratori ed abitanti, sono emerse 33 idee progettuali che abbracciano diverse aree di interesse: dalla socialità, all’energia, all’ospitalità, alla formazione, ecc.
Il traguardo più ambizioso ed in grado di coniugare diverse direzioni, è il grande parco culturale da realizzare al posto delle ex-scuole. Un luogo di formazione, lavoro, ospitalità, produzione artistica, e supporto socio-assistenziale.
Avreste proprio bisogno di un supporto di questo tipo?